Il Faro chiamato "Fanari" nella capitale di Argostoli
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Per meglio comprendere la cultura, la letteratura e l'anima del popolo di Cefalonia, va detto che essendo l'isola un crocevia tra l'est e l'ovest, inevitabilmente ha subito nel corso dei secoli le dominazioni di numerosi popoli sia da occidente, sia da oriente.
Le esperienze di assedio, l'occupazione e la guerra, il rapimento dei giovani deportati per poi lavorare come schiavi in altri paesi, nonché la presenza delle arti gentili di musica, pittura, architettura, letteratura, danza, hanno fortemente influenzato la vita degli abitanti di Cefalonia.
E' opinione diffusa che in tutta la Grecia, la cultura delle province ioniche (Corfù, Lefkada, Cefalonia e Zante) sia la più raffinata con riferimento all'arte, alla musica, alla letteratura e all'architettura. Ciò è dovuto principalmente all'influenza dei Veneziani, che governarono la zona per 300 anni.
Cefalonia potrebbe essere definita un giardino culturale, dal momento che presenta tracce di tutte le culture che si sono susseguite sull'isola attraverso i secoli.
Reperti archeologici in diverse aree di Cefalonia hanno dato la prova che l'isola fu abitata già nel 10.000 a.C. raggiungendo uno dei picchi di civilizzazione durante il periodo miceneo (1500-1100 a.C.)
La mitologia racconta che il giovane Kefalos, un rifugiato proveniente da Atene, una volta giunto a Cefalonia e conquistato un gruppo di abitanti chiamati Tafi, che vivevano nella penisola occidentale dell'isola, avesse tenuto sotto controllo l'isola per un lungo periodo di tempo e fosse poi diventato re. Da lui l'isola prese il nome di Kefalonia o Cefalonia.
Re Kefalos ebbe quattro figli: Pali, Sami, Krani e Proni, che hanno ricevuto ciascuno una porzione dell'isola, e per un periodo di tempo, ogni sezione fu una democrazia autonoma.
Possiamo ancora oggi vedere questi nomi sulla mappa di Cefalonia. Krani è l'area alla base delle montagne, intorno Argostoli.
Pochi eventi storici si registrano dal periodo romano a quello bizantino. L'evento più significativo che si è verificato nel periodo del 886-912 d.C., fu che Cefalonia venne nominata sede del governo provinciale delle Isole Ionie. A partire dall'anno 1082 d.C. (26 anni dopo che Guglielmo il Conquistatore occupò l'Inghilterra) fino all'anno 1479 (13 anni prima che Colombo scoprì l'America), i Normanni, grazie al barone Roberto il Guiscardo (da cui derivò il nome del paese di Fiskardo), dominarono Cefalonia. Durante questo periodo della storia, la capitale dell'isola è stata La Fortezza o Castello di San Giorgio che si trova nella zona di Peratata.
Nel 1479 i Turchi occuparono Cefalonia. Ventun anni dopo, il 24 dicembre 1500, i veneziani occuparono e conquistarono Castel San Giorgio e governarono l'isola di Cefalonia per i successivi 300 anni, influenzando la cultura, l'architettura e la lingua. Durante questo periodo, due città cominciò a svilupparsi, Argostoli e Lixouri.
Nel 1757 la Casa del Governatore veneziano fu spostata dal Castello di San Giorgio ad Argostoli, nominando Argostoli capitale di Cefalonia.
Quando poi nel 1797 Napoleone soppresse lo Stato Veneziano accadde che nei successivi 18 anni l'isola di Cefalonia (così come le altre isole ionie) passasse nelle mani dei francesi, dei russi, dei turchi e degli inglesi. Nel 1815, il Congresso di Vienna e la Convenzione di Parigi formulò la legge per cui le isole Ionie sarebbero state chiamate "Stati Uniti delle Isole Ionie", diventando così uno stato indipendente sotto la protezione dell'Inghilterra.
Il governo inglese, nel 1812, nominò Charles Napier governatore civile e militare dell'isola. A lui si devono la costruzione di ponti, strade ed edifici pubblici, il più importante dei quali fu il Markato in Lixouri. Il Markato è stato il primo Palazzo di Giustizia dell'isola di Cefalonia, con una capienza di 600 persone. Questa bella e famosa struttura, punto di riferimento dell'isola, rimase in piedi fino al terremoto del 1953.
Gli abitanti di Cefalonia ebbero molto a cuore gli ideali della rivoluzione americana e francese, cosa che nel lungo termine portò alla loro effettiva indipendenza e libertà, ma nel breve termine portò a disordini politici con spargimento di sangue. Tre uomini coraggiosi, Elias Zervos, Joseph Manferatos e Gerasimos Livadas, hanno condotto la rivolta del popolo contro l'Inghilterra. Usando la persecuzione, l'esilio, la prigionia e molti mezzi di violenza, gli inglesi cercarono di contenere queste rivolte, ma senza alcun risultato. Nel 1850 la Regina proclamò le elezioni libere, ed il primo Parlamento greco, chiamato Parlamento Ionio, venne pertanto formato.
Per i successivi 14 anni il cefaloni lottarono per unirsi con la Grecia non occupata (a quei tempi alcune zone della Grecia erano ancora occupate dall'Impero Ottomano).
Infine, a mezzogiorno del 21 maggio 1864, gli inglesi salparono da Cefalonia, realizzando così il sogno dell'isola di essere unita alla Grecia. Ancora oggi si celebra la Festività del 21 maggio in tutte e 7 le isole Ionie.
Nel 1900 Cefalonia giocò un ruolo importante nelle due guerre mondiali prima e la seconda, e purtroppo sia gli italiani che i tedeschi occuparono Cefalonia durante la seconda guerra mondiale. Molti luoghi sono stati bombardati, molte persone sono state uccise o giustiziate, e molte famiglie sono state distrutte. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, scoppiò la guerra civile in Grecia, causando maggior spargimento di sangue e dolore. Non molto tempo dopo, il terremoto del 1953 colpì l'isola di Cefalonia distruggendo il 90% delle case, precipitando l'isola nel disastro economico, sociale e geologico. Così molti abitanti lasciarono l'isola riducendo al minimo la popolazione.
Tuttavia, un cambiamento politico e sociale si verificò nei primi anni del 1950, che ha consentito l'avanzamento costante dei lavoratori di terra, considerati fino ad allora "un tipo di servo". Questo cambiamento è avvenuto con una legge del 1954 che modificò il sistema secondo cui la terra dovesse essere posseduta da pochi latifondisti che la coltivavano servendosi degli schiavi.
In breve, la legge stabiliva che la terra del padrone dovesse essere divisa come segue: la terra coltivata da un lavoratore "servo" doveva essere divisa in modo che il lavoratore avrebbe ricevuto in proprietà metà del terreno che aveva coltivato per il latifondista. Inoltre, la legge stabilì che il lavoratore avesse potuto acquistare con prelazione qualsiasi altra terra che il proprietario avesse voluto vendere. Questa legge ha permesso a tutte le persone, specialmente gli umili e poveri, di diventare economicamente indipendentI per la prima volta.
Durante la dittatura di George Papadopoulos, fine anni '60, acqua corrente ed elettricità furono portate sull'isola, mentre a metà degli anni '80 furono istallate le linee telefoniche nei villaggi, portando così una miglior qualità di vita agli abitanti.
L'Eccidio di Cefalonia: Nel 1943, l'8 Settembre, la divisione italiana "Acqui" (comandata dal Gen. Antonio Gandin e formata da 525 ufficiali e 11.500 soldati) a presidio dell'isola di Cefalonia e delle Ionie, si trovò di fronte alla scelta di arrendersi e cedere le armi ai tedeschi o di affrontare la resistenza armata.
Tra il 9 e l’11 settembre si svolsero estenuanti trattative tra Gandin e il tenente colonnello tedesco Barge, che prometteva il rimpatrio degli italiani che si sarebbero arresi, ma che intanto continuava a richiamare sull’isola nuove truppe.
Gandin chiese allora ai suoi uomini di pronunciarsi su tre alternative: alleanza con i tedeschi, cessione delle armi, resistenza. Tramite un referendum i soldati scelsero all’unanimità di resistere.
Il 15 settembre cominciò la battaglia che si protrasse sino al 22 settembre: i bombardieri tedeschi decimarono le truppe italiane distruggendo la città di Argostoli.
La Wehrmacht ribadì che, secondo gli ordini del Führer, a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana.
Il 24 settembre Gandin venne fucilato alla schiena; in una scuola 600 soldati italiani con i loro ufficiali furono falciati dal tiro delle mitragliatrici; 360 ufficiali furono uccisi a gruppetti nel cortile della Casetta Rossa.
Alla fine saranno 5.000 i soldati massacrati, 446 gli ufficiali; 3.000 superstiti, caricati su tre piroscafi con destinazione i lager tedeschi, scomparirono in mare affondati dalle mine. In tutto 9.640 caduti, la divisione Acqui annientata.
A distanza di molti decenni, purtroppo, con una sentenza choc ("A Cefalonia erano traditori"), la procura di Monaco di Baviera ha archiviato nel 2006 il procedimento contro l'unico imputato dell'eccidio ancora in vita (poi morto nel 2009 nella propria casa in Baviera all'età di 89 anni),
l'ex sottotenente Otmar Mulhauser che aveva comandato uno dei plotoni di esecuzione.
Dunque, la vicenda giudiziaria per il peggior eccidio di militari italiani prigioneri compiuto dai tedeschi nella Seconda guerra mondiale si conclude senza colpevoli. Se si esclude, infatti, la condanna "simbolica" inflitta dal tribunale di Norimberga al generale Hubert Lanz (12 anni, ma ne scontò solo tre) tutti i numerosi processi che si sono svolti in Italia e in Germania si sono conclusi con un niente di fatto.
Finalmente, nel 2012 il gup del tribunale militare di Roma ha messo alla sbarra il sottotenente 89enne Alfred Stork che all'epoca era un semplice caporale dei "Cacciatori da montagna" (Gebirsgjager) dell’esercito tedesco e adesso dovrà affrontare un processo (si aprirà il 19 dicembre) per aver "concorso, anche partecipando materialmente alle operazioni di fucilazione e all’uccisione di almeno 117 militari italiani".
Un delitto che lui stesso aveva confessato, sette anni fa nel suo interrogatorio, in cui spiegava di essere stato uno dei componenti scelti a caso per far parte del plotone di esecuzione che uccise "73 ufficiali", come afferma lo stesso imputato.
Ad uccidere i rimanenti fu invece il secondo plotone, comandato da Otmar Muhlhauser, attraverso il cui processo si è arrivati appunto a Stork, che si è rifiutato di ripetere la sua confessione davanti ai magistrati italiani.
L’imputato è accusato del reato di "Concorso in violenza con omicidio continuato commessa da militari nemici in danno di militari italiani prigionieri di guerra".
Un delitto commesso, come disse Stork agli inquirenti tedeschi, perché dopo la rottura dell'alleanza con la Germania "gli italiani erano considerati traditori.
Pertanto abbiamo dovuto sparare."
Con il rinvio a giudizio dell’ex militare si riapre una delle vicende giudiziarie più lunghe e controverse del dopoguerra e per la prima volta si procederà a carico non di alti ufficiali ma di quelli che al tempo erano semplici soldati ma macchiatisi di crimini efferati quanto i loro superiori!
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